Filippo Paruta

Della Sicilia descritta con medaglie, 1612
Filippo Paruta fu un letterato, storico ed antiquario palermitano. Nato verso la metà del ‘500, di famiglia nobile ed agiata, si laureò in diritto e ricopri a Palermo anche la carica istituzionale di segretario del Senato. Nella stessa città, già dal sesto decennio del ‘500, fece parte di alcune importanti istituzioni culturali, come l’Accademia degli Accesi e l’Accademia dei Risoluti. Fu sempre tra i protagonisti del panorama culturale di Palermo degli ultimi decenni del ‘500 e i primi del ‘600. Morì nel 1629.

Frontespizio dell’opera “Della Sicilia descritta con medaglie”, nell’edizione del 1612.

Tra le opere più importanti di carattere storico ed antiquario ricordiamo “Della Sicilia descritta con medaglie”, la cui prima edizione uscì nel 1612. Quest’opera illustra in maniera sistematica un’ampia raccolta di monete concernenti la Sicilia dall’epoca greca fino al 1611. Per poter illustrare una così ampia raccolta numismatica, l’autore chiese la collaborazione di molti antiquari e collezionisti dell’isola, che gentilmente prestarono le loro monete affinché l’autore le potesse riprodurre in stampa, con l’aiuto di un valente disegnatore toscano, Vincenzo Todeschi di Saravezza. Di tutte le monete illustrate nel libro l’autore specificò l’origine, indicando sempre il nome del proprietario, o in taluni casi il riferimento ad illustrazioni di altre pubblicazioni precedenti, dunque in questo caso da fonti non di prima mano. Il libro fu ristampato successivamente nel 1649 e nel 1697, con l’aggiunta di nuovi testi ed illustrazioni. Le tre monete riguardanti la città creco-siceliota “Adranion”, in questa pagina riprodotte, erano già state inserite sin dalla prima edizione, ma la fonte specificata dall’autore per le prime due monete non è di prima mano, poiché viene citata come fonte la tav. VI del libro di Hubert Goltz, un antiquario ed incisore olandese che aveva a sua volta pubblicato nel 1576 un libro di numismatica riferito alla magna grecia, dal titolo “Sicilia et Magna graecia”. Per la terza moneta l’autore cita invece il principe di Butera quale proprietario di quest’ultima. Non possiamo quindi essere sicuri che le prime due monete, tratte dall’opera del Goltzius, fossero effettivamente autentiche. Il testo che descrive sinteticamente alcuni aspetti dell’antica città di Adrano nonché la descrizione delle monete è stato ripreso dalla edizione del 1697 (pag. 56), che includeva le aggiunte di altri studiosi, come Leonardo Agostini e Marco Maier.

Le monete di Adranon illustrate nella prima edizione della “La Sicilia descritta con medaglie”

“ADERNO. Adranum da’ Greci ΑΔΡΑΙΝΩΝ Hoggi Aderno Terra nell’agro Catanese tra Hibla maggiore e Centuripi, era colonia de’ siracusani fondata da Dionisio seniore (…) 400 anni avanti Christo secondo il Cluverio, era famosa ben che piccola dal suo tempio dedicato ad un Nume chiamato Adrano che rendeva oracoli conforme lo scrive Plutarco nella vita di Timoleone. A quel Dio erano consacrati mille cani i quali di giorno accarezzavano quei ch’al Tempio venivano, e di Notte ben che riconducessero a casa gli ubbriachi & i Pellegrini smarriti, per un istinto naturale, i ladri & i sacrilegi da loro venivano sbranati e lacerati. Icete Tiranno de’ Leontini, guerregiò contro gli Adranitani, perché non havevano voluto sottoporsi al di lui Dominio: ma furono liberati da Timoleone nelle guerre Puniche; gli Adranitani furono stipendiarij de i Romani, e servirono loro fedelmente in tutte l’imprese nelle quali furono impiegati. Scorreva attorno le mura di Adrano il picciolo fiume detto Adranus ch’irrigava i campi, e poscia con piacevole corso entrava nel (…) Teria; è abondante d’anguille se ne vede una nelle medaglie d’Aderno.
La 1. e la 2. ha da una parte un’aquila che col rostro, e con gli artigli lacera una lepre come nelle medaglie di Girgenti, in questa è l’iscrizione ΑΔΡΑΝΙΩΝ; nel rov. Della 1. si vede un Granchio, e sotto una mascella d’animale; nel rov. Della 2. v’è pure un Granchio in atto di voler stringere una di quella sorte de Conchiglie dette pettina, e di sotto un’anguilla per la ragione accennata.
La 3. rappresenta il Capo d’Apolline coronato d’alloro, nel rov. Una lira con lettere ΑΔΡΑΝΙTΑΝ.
Nella 4. da una parte un’altra aquila che sbrana un coniglio, nel rov. Un Granchio, e sotto un pistrice o Cavallo Marino.”
(Filippo Paruta, “Della Sicilia descritta con medaglie“, 1612.