Descrizione della Sicilia, metà sec. XVI
Antonio Filoteo degli Omodei nacque a Castiglione di Sicilia, nei primi anni del ‘500; è oggi unanimamente considerato uno dei maggiori studiosi della Sicilia del sec. XVI: si occupò di storia e geografia della Sicilia e dell’Etna, scrisse anche alcune opere letterarie e trattò in un’opera anche del famoso Concilio di Trento della seconda metà del ‘500.
Alcune delle sue opere manoscritte sono state firmate con il nome di Giulio e non con quello di Antonio: tuttavia, dopo attente analisi condotte già a partire dalla seconda metà dell’800 da Gioacchino di Marzo e da altri studiosi in tempi più recenti, oggi si ritiene che si tratti della stessa persona.
L’opera di cui si riporta un brano in questa pagina, con una descrizione breve ma efficace della Adernò del sec. XVI, è la “Descrizione della Sicilia nel sec. XVI” rimasta per tanto tempo solo manoscritta con il titolo originario “La Sicilia ristorata et illustrata”, che il Filoteo completò verso il 1557. Fu Gioacchino di marzo a pubblicare l’opera nella collana “Biblioteca storica e letteraria di Sicilia”, vol. VI, nel 1877. Sempre intorno al 1556-57 Antonio Filoteo pubblica anche “Aetna Topographia”, una descrizione dell’Etna e dei suoi fenomeni eruttivi, alcuni dei quali osservati e studiati direttamente in prima persona dall’autore. L’illustre studioso morì intorno al 1573, a Roma, città in cui soggiornò più volte dopo il 1548-49.
“Ora tirando da Bronte per le falde del Mongibello circa 14 miglia, si arriva ad una terra chiamata Adernò col titolo di conte di casa Moncada, chiamata da Plutarco in “Timoleonte” Adrano, lungi (com’ei vuole) da Taormina circa 45 o 50 miglia; la quale in quei tempi era città molto stimata, benchè picciola, per rispetto della superstiziosa religione del dio Adrano, quale con somma religione adoravano, dal quale prese il nome, dove Timoleonte, aiutato da Andromaco, padre di Timeo istorico, partendosi da Taormina, sconfisse improvvisamente gli eserciti di Iceta e liberò Siracusa.
È oggi questa terra molto forte e abbondante di acque e di vettovaglie, posta in un luogo rilevato ed alto sul sinistro lato del fiume grande della Giarretta e sotto le radici di Mongibello.”
(Antonio Filoteo degli Omodei, “Descrizione della Sicilia”, metà sec. XVI.)
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