Illustrazione storico-archeologica di Adernò, 1911
I monumenti preistorici di Adernò, 1906
Salvatore Petronio Russo nacque ad Adrano nel 1835. All’età di ventiquattro anni vestì l’abito sacerdotale e dal 1876 divenne viceparroco della Chiesa Madre di Adernò. Il fratello Giovanni, inventore della “Locomotiva stradale”, ebbe una certa fama sia in Sicilia che nella capitale, a Roma, dove ebbe modo di mostrare in pubblico la sua invenzione.
Divenuto prevosto della Chiesa Madre di Adernò, Salvatore Petronio Russo, oltre a coltivare gli studi di teologia, si occupò anche di archeologia ed in particolare si interessò dei vari reperti che spesso venivano ritrovati nei dintorni di Adernò, cercando anche di tracciare una storia sulle origini dei due più importanti siti archeologici del Mendolito e della città Dionigiana. Il primo esperimento museale ad Adrano fu attuato proprio dal Petronio Russo, il quale tentò di realizzare una raccolta di pezzi archeologici, che egli chiamò “Museo Simetio”. Tuttavia questo primo esperimento fallì perché dopo la morte del Petronio Russo la collezione andò dispersa.
Salvatore Petronio Russo morì nel 1917; oggi viene ricordato soprattutto per la sua “Illustrazione storico-archeologica di Adernò”, (la cui prima edizione è del 1897) la quale è la seconda generale trattazione sulla storia di Adrano che fu data alle stampe, dopo quella del Sangiorgio Mazza. L’opera venne ristampata nel 1911 dal tipografo Gemma di Adernò con alcune piccole integrazioni. Ricordiamo anche il suo libro su S. Nicolò Politi, del 1880, dal titolo “Della vita e del culto di S. Nicolò Politi” e l’opuscolo del 1906 dal titolo “I monumenti preistorici di Adernò”, che sintetizza alcuni suoi studi di carattere archeologico su Adernò. Malgrado le inesattezze e la mancanza di rigore metodologico che si possono rilevare da queste opere in materia di archeologia (non dimentichiamo che egli fu sostanzialmente un autodidatta), al Petronio Russo va riconosciuto il merito di essere stato tra i primi adornesi a denunciare lo stato di abbandono e il destino di distruzione a cui andarono incontro (già dal sec. XIX) moltissimi dei reperti archeologici del nostro territorio. Si riporta di seguito il brano tratto dalla seconda edizione della sua “Illustrazione storico-archeologica di Adernò”, in cui l’autore sintetizza l’evoluzione della struttura urbana di Adernò dall’età medievale fino all’Ottocento, indicando la nascita e la crescita dei quartieri e delle varie zone del centro abitato (CAP. VII: “Circoscrizione topografica della città e suo allargamento”); questo testo è oggi di particolare interesse per ricostruire l’evoluzione urbana della città.
“Nel 1057 espulsi i saraceni, il Conte Ruggero fabbricò il suo reale castello e la Madre chiesa fuori dalla cinta delle mura dell’antico Adranum, ed in mezzo ai due quartieri, che abitavano i cristiani durante l’invasione saracena.
In questi primi tre secoli s’ingrandì l’abitato a nord del castello e si divise in quattro rioni così chiamati: rione della Matrice e coi quartieri S.Agata S.Caterina; rione di S. Pietro col quartiero Grimaldi e Cardillo; rione del SS. Salvatore col quartiero Ignonilli e Baratta, e rione di Maria SS. Della Catena col quartiero piano dei Cuochi e rua delle pergole come ricavasi da atti notarili antichissimi. Indi a nord-est della chiesa di Maria SS. Della Catena surse altro quartiero distaccato, che poi si riunì alla città e tuttora chiamasi borgo.
Pria del XV secolo si fabricò la chiesa di S. Leonardo e si elevò a chiesa filiale, perché crebbero intorno a questa chiesa le abitazioni specialmente nel quartiero del palazzo dei Baroni Ciancio, sito che si chiamava poggio delle erbe bianche.
Nel fine del secolo XVII fondata la chiesa ed il convento dello Spirito Santo si accrebbe l’abitazione sin presso il quartiero degl’Ignonilli.
A principio del secolo XVIII si popolò di case la chiusa cardone; indi la chiusa di S. Giuseppe formò il quartiero Patellaro. Nel XVIII la chiusa del Barone Ciancio si diede a caseggiato e formò il quartiero di S. Filippo, perché allo oriente i coniugi D’Agate e Russo edificarono la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, e fu necessità che questa chiesa divenne filiale cessando quella del SS. Salvatore. A principio del secolo XIX si elargò a ponente il quartiero S. Agata sino al tondo di Palermo. Indi si fabbricò il quartiero S. Marco dietro S. Agostino ed il quartiero della chiusa Lisia e chiusa Franco. Poscia i giardini e le mandre di Fraiello e Porto Salvo si aggiunsero al quartiero S. Agata. Gli orti di Giobbe allargarono il quartiero del Tondo; la chiusa del Gallo e quella del Tesoriere Bua si riunirono al quartiero di Patellaro… Finalmente è surse nel XIX secolo il quartiero Minà sino alla stazione della Circum-Etnea.”
(Illustrazione storico-archeologica di Adernò, Cap. VII, 1911)
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